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SORCIONE L'AFRICANO diALESSANDRO MOLTENI è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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DEDICATO ...

Agli amanti della storia che vogliono farsi quattro risate in libertà. Agli amici brianzoli che spero perdoneranno la licenza che mi sono preso di raccontare il mondo di sotto senza veli e con tutti i dettagli del caso. Agli appassionati della gloriosa storia di Roma Imperiale e ai romani stessi per scusarmi di aver storpiato il loro bellissimo dialetto, così da renderlo un po’ più comprensibile anche per i non romani.

 

SINOSSI

Sul ponte di Realdino c’è un manoscritto. L’ha posato lì il tizio che si è buttato di sotto. Mentre il corpo del poveretto laggiù se lo trascina il fiume, il manoscritto lassù se lo sfoglia il vento. Giusto il tempo di turbinare qualche pagina che un vecchio lo raccoglie e se lo porta a casa. Anche se ahimè, non sa né leggere né scrivere. Il figlio è troppo occupato e il nipote è appena in grado di sillabare. Per leggergli una pagina ci mette un secolo. Il nonno infatti, gli muore a metà del primo capitolo.

 

Sembra una tragedia, invece è una favola. Dedicata a un territorio speciale. La Brianza. L’autore del famoso manoscritto ha dovuto scavare parecchio per portare alla luce la vicenda. Nessun libro di storia si è spinto così in profondità. 

 

La leggenda di Sorcione e la Legione perduta, di Adaluf e le orde gattaliche solo trivellando la storia del mondo di sotto a due spanne dal petrolio, la puoi portare in superficie.

 

Da una parte c’è una Legione sulla via della Britannia, che per colpa delle nebbie padane si è perduta in quel della Brianza. Dall’altra, le orde gattaliche del terribile Adaluf che varcate le Alpi, dopo aver conquistato la bergamasca, stanno attraversando l’Adda per completare lo sfacelo.

 

In mezzo ci sono Frollo e la gloriosa tribù dei Burigelli che in Brianza, a Vicanorum ci vivono da secoli e non hanno intenzione di sloggiare.

 

Il botto finale?

 

Gli storici del mondo di sotto l’hanno localizzato nei pressi di Vetus Montem. Nella piana di Missaium.

«Il fatto, nella sua complessità ricorda vagamente l’Iliade di Omero.» Ha commentato uno di Casatenovo che la storia la conosce bene. «Resta da chiedersi perché l’autore dopo aver scavato così in profondità per portarlo alla luce, si sia fermato a due spanne dal giacimento. In poche parole: non gli conveniva portare alla luce il petrolio che c’era sotto, invece di ‘sta storia che c’era sopra?»

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