PROSPETTIVE...

 

 

Il cassetto digitale

 

Scrivere è un modo di raccontare emozioni. Cercare di fissarle sulla carta, per ritrovarle poi intatte quando si rileggono. E di emozione in emozione, ti ritrovi a raccontare qualcosa che prende corpo una riga dopo l’altra.

E di notte, dopo una giornata di lavoro, provi così a sfogare un po’ delle frustrazioni che di giorno inevitabilmente raccogli con le reti a strascico della sfiga quotidiana.

I personaggi “giusti” dopo un po’ vanno da soli e tu devi solo corrergli dietro con la scrittura. Se il personaggio invece, non ha niente da dire, tu non hai niente da scrivere e lui sarà solo una comparsa dimenticata in qualche parte del racconto.

Tra uno come me e uno scrittore affermato non c’è nessuna differenza mentre scrivo. Quando il lavoro è finito però, lui lo pubblica, io invece lo metto nel cassetto.

 

…E’ stato nel mettere l’ultimo scritto, che mi sono trovato con il cassetto pieno. E i racconti che c’erano dentro, erano parecchio incazzati. Dieci anni di: una riga dopo l’altra finiti in un buco nero. E forse per il fatto che era sotto tutti gli altri venuti dopo, più incazzato di tutti, ovvio, era quello che avevo scritto per primo.

-“Che cazzo continui a scrivere, se poi ci metti tutti qua dentro?”- Mi disse con un tono di voce risentito e un po’ sul maleducato, che non prometteva niente di buono.

-“Beh…”- balbettai io molto sorpreso -“in qualche modo devo pur sfogare le mie emozioni.”-

-“Perché non ti leggi un bel libro?”-

-“E’ da lì che son partito.”-

-“Televisione?”-

-“Solite cose.”-

-“Balere? Sesso? Poker?”-

-“Ho una famiglia sulle spalle, ci sono delle regole da rispettare.”-

-“Beh allora sai che ti dico? Tu ci hai messo in questo casino, tu ci tiri fuori, altrimenti ti rivoltiamo il cassetto e ci rivolgiamo alla corte dell’Aja per la tutela del libro.”- Era parecchio imbufalito e anche gli altri davano segni di impazienza, cominciavano infatti, a sbattere le pagine per protesta.

-“Ma è una situazione ridicola.”- Azzardai.

-“Ridicola un par di … “-

-“Adesso non essere volgare. Io non le ho usate quelle parole lì quando ti ho scritto.”-

-“Male!” Comunque la legge parla chiaro: chiunque mette al mondo un racconto, deve poi dargli ciò che gli spetta. Una vita sotto forma di libro e un editore che lo pubblichi, con tanto di recensione e copertina plastificata esposta sugli scaffali delle migliori librerie! E’ da lì che noi dobbiamo vedere il mondo, mica da questo cassetto tarlato dove ci hai sbattuto.”- Le pagine sgualcite e i bordi sfilacciati, era davvero su di giri,.

-“Io ci ho provato, ma i grossi editori neanche ti prendono in considerazione e gli altri, ti chiedono una fortuna per quattro copie stampate che poi sei ancora tu a dover comprare.”-

-“Ahhhh. Abbiamo a che fare con uno sfigato completo.”- Stava diventando offensivo. Gli altri ormai… Era tutto uno stropicciar di pagine.

-“Sfigato! Sfigato! Sfigato!”- Un coro. Come allo stadio.

E non potevo nemmeno chiudere il cassetto, visto che si era messo di traverso.

E’ stata la tecnologia a salvarmi.

Adesso non sono più nel cassetto. Sono in bella vista in una pagina Web tutta colori e widgets. Loro sono contenti e io passo di lì ogni tanto a controllare. Nessuno li ha ancora letti. Infatti…

Loro non lo sanno, ma sono finiti in un altro cassetto.

Quello virtuale.

 

 

 

Dedicato ai racconti che non si pubblicheranno mai…